DIPENDENZA SANA E DIPENDENZA PATOLOGICA
Il bisogno d’amore è innato, lo ricerchiamo dal momento che ci approcciamo al mondo per la prima volta, in quanto nell’incontro con le sue figure parentali, l’essere umano fa esperienza di cura e di relazione. Il legame che si costituisce si configura da subito come relazione di dipendenza, essendo il piccolo ancora incapace di provvedere alla propria sopravvivenza.
Man mano che ci stacchiamo dalle figure parentali cerchiamo il soddisfacimento del bisogno d’amore all’interno di relazioni con i nostri pari a vari livelli.
L’apice lo raggiungiamo nella relazione di coppia. In essa, oltre che cercare di portare a termine il compito evoluzionistico della prosecuzione della specie, desideriamo un rapporto esclusivo in cui “l’essere speciale” per qualcuno possa dare conforto alla nostra autostima, facendoci sentire esseri degni di amore.
La coppia diventa così un punto d’arrivo e nello stesso tempo di partenza, in quanto il legame affettivo permette da un lato di recuperare un senso di sé accresciuto dallo sguardo altrui, e dall’altro arricchisce il sé introducendo un “noi” che permette di affrontare nuove esperienze e sfide quotidiane (Nicoli, 2009).
Ciò significa che quanto siamo più narcisisticamente fragili, tanto avremo bisogno dell’altro come porto sicuro a cui attraccare ogni qual volta la disgregazione e la solitudine ci porterà alla deriva, innescando così dinamiche di dipendenza affettiva patologica che permette di vivere emozioni polarizzate fortissime, che nei casi limite possono diventare l’unica ragione che permette di sentirsi vitali.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UNA RELAZIONE DIPENDENTE?
- Legame: dipendenza dal partner
- Sentimento: angoscia dell’abbandono
- Illusione: tu mi salverai (da questo vuoto e da questa solitudine)
- Distorsione: negazione di sè/idealizzazione dell’altro.
- Atteggiamento: fortemente ambivalente che oscilla tra asservimento (farò di tutto per te) e la protesta impotente (e tu quando mi ripaghi???)
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UNA PERSONA DIPENDENTE?
- Basso livello di autostima e di fiducia in se stessa
- Scarse capacità di coping emozionale
- Scarsa fiducia nelle relazioni
- Ricerca compensativa di relazioni simbiotiche con figure idealizzate
- Incapacità di vivere l’evento della separazione
- Sentimenti cronici di frustrazione e depressione
- Cronica insufficienza della carica energetica vitale e organismica
- Scarsa capacità di radicamento nella realtà.
LA DIPENDENZA NON CREA AMORE
Nel suo schema relazionale l’amore deve essere conquistato con l’autosacrificio di sè.
Il sentimento di indegnità, la bassa autostima ed anche la paura della delusione fanno sentire le attenzioni e le cure di un partner amorevole come: immeritate, inautentiche e false, pericolose.
D’altra parte il grande bisogno di sostegno, di riconoscimento e di affetto spingono la persona dipendente a percepirsi costantemente in debito: l’amore ricevuto è sempre troppo poco e la richiesta diventa continua, prendono forme anche aggressive.
Il dipendente affettivo è attratto da personalità seduttive che all’inizio della relazione promettono molto, dando l’illusione di poter compensare qualunque insicurezza, di saper rimediare ad ogni problema, di poter rispondere ad ogni bisogno. Tuttavia il partner prescelto spesso non è dotato di quell’empatia tale da permettere di riconoscere e rispondere ai bisogni dell’altro.
COME PUO’ AIUTARE LA PSICOTERAPIA?
La psicoterapia centrata sul cliente è utile nelle problematiche di dipendenza affettiva perché permette di:
- Lavorare sulla definizione di sé in direzione di un auto centratura che gli permetta di esistere al di là del ruolo che riveste nella relazione, di modo che egli possa entrare in contatto con i suoi bisogni più che con quelli dell’altro e sintonizzarsi su di sé nella regolazione dei suoi stati affettivi;
- “Rieducare alla solitudine” per ritrovare il proprio sé perduto. Si tratta di attraversare insieme la paura dell’abbandono e di far sentire al cliente che lo star da solo e l’avere uno spazio per sé può essere una risorsa;
- Facilitare la costruzione di una relazionalità sana con sé attraverso un delicato lavoro di contatto con il proprio sentire, volto a riappropriarsi della propria vitalità organismica che possa prescindere dallo sguardo dell’altro;
- Gestire i momenti di ricaduta e di regressione a modalità che sembravano superate utilizzando proprio la relazione come contenitore sicuro in cui elaborare i fallimenti e trovare nuovi spunti di lavoro su cui investire le proprie energie.
“La frequentazione dei propri spazi emotivi e il contatto con le parti di sé più intime e protette rappresenta la via più autentica al benessere psichico, e favorirà la capacità di vivere rapporti affettivi soddisfacenti” (Nicoli, 2009, p. 112).